Per la Befana, gli italiani, sono abituati a festeggiare con la calza piena di dolci.
Da noi, in Liguria, si usa la scarpa e i marenghi d’oro!
A Genova… non proprio. Tutti conosciamo le famose calze della Befana! Dolci, dolcetti, carbone di zucchero, chi più ne ha più ne metta. Oua, però, farò riflettere alcuni di voi che potrebbero non aver notato una particolarità nei dolci ricevuti ogni anno il 6 gennaio… Quante volte vi è capitato, da zuvenotti, di ricevere delle scarpette di Befana in cioccolato, con all’interno altre caramelle? (Ciapelette, scia scuse!)
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Nelle varie pasticcerie è pieno: dalle riproduzioni di stivali sgangherati a scarpe più di “lusso”… Sia chiaro, non è una cosa esclusivamente Genovese, ma ha un forte collegamento con la Liguria. Infatti anticamente (ma non troppo!) era usanza “lasciâ a scarpa in scio barcon!” (Lasciare la scarpa dalla finestra) e i “dolcetti” dei tempi erano ben diversi! Era, infatti, solito trovare castagne secche e mandarini, oltre alla cipolla e all’aglio, oppure i “marenghi d’öo“, ovvero le monete “d’oro”, di cioccolato.
A Bazâra, la Befana, è ancora chiamata Pasquetta. Perché? Pasquetta non è il Lunedì dell’Angelo?
Per gli italiani sì, per i Liguri no. Vi sono alcune spiegazioni riguardo l’origine di questa “anomalia” ed, a illustrarcele, è il “Piccolo Dizionario Etimologico Ligure” del prof. Toso.
“Con Pasquetta non si indica in Liguria il giorno dopo Pasqua, ma… LEGGI TUTTO QUA
Era bellissimo ricevere la scarpa o addirittura uno stivale con le monete di cioccolato, purtroppo io avevo una nonna “Signora” che regalava la scarpa in ceramica e, seppure vi fossero dentro delle monete e delle caramelle, questa cosa non la ho mai digerita.
Ciao sono di savona e anche a me arrivava la scarpa di cioccolato i soldoni di cioccolato i mandarini le noci . Nella mattina del 6 gennaio andavo alla festa della polizia organizzata per tutti i figli dei poliziotti dove ci riempivano di regali meravigliosi .
Grazie della spiegazione!
Grazie! Interessante l’etimo. Anche in Lunigiana, con “Pasquetta n’oretta” si intende che, all’Epifania, le giornate si sono allungate di circa un’ora (detto popolare).