Per Montesquieu “I genovesi non sono affatto socievoli e “sono estremamente avari”
Ma… andiamo per gradi.
Montesquieu, noto filosofo, giurista e scrittore francese, fu uno dei pensatori più influenti del XVIII secolo. La sua opera più celebre, “Lo spirito delle leggi”, è un’analisi del sistema politico e giuridico della Francia e dell’Europa, che ha avuto un’enorme influenza sul pensiero politico e giuridico successivo. In questa opera, Montesquieu affronta anche il tema dei Genovesi, il popolo di Genova, in Italia.
Secondo il filosofo francese, i Genovesi erano un esempio di popolo industrioso e commerciale, ma anche di popolo avido e corrotto.
Montesquieu afferma che i Genovesi erano famosi per il loro spirito commerciale e la loro abilità nel gestire le attività economiche.
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“Il commercio è la loro unica passione e tutto il loro talento è diretto a questo fine.”
Tuttavia, sottolinea anche il lato negativo del loro carattere, definendoli come avidi e corrotti. Secondo Montesquieu, i Genovesi erano in grado di fare qualsiasi cosa per il denaro e il potere, anche se questo significava violare la legge o l’etica.
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“I Genovesi hanno la reputazione di essere i più industriosi e commercianti di tutti gli italiani.”
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“Ma mentre erano attivi nel commercio, erano corrotti nei loro affari pubblici.”
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I Genovesi sono abili e duri nei loro affari commerciali, ma mancano di nobiltà e di spirito cavalleresco
In particolare, Montesquieu critica il sistema politico genovese, che egli ritiene estremamente corrotto e inefficiente. Secondo il filosofo francese, il governo genovese era dominato da una piccola élite di nobili e ricchi mercanti, che avevano monopolizzato il potere politico ed economico della città. Questo gruppo, secondo Montesquieu, aveva creato un sistema di favoritismi e di corruzione, che impediva alla città di prosperare.
Montesquieu sostiene che la corruzione e l’avidità dei Genovesi avevano anche un impatto negativo sulla cultura della città. Il filosofo francese afferma che i Genovesi erano diventati così ossessionati dal denaro e dal potere che avevano dimenticato le cose importanti della vita, come l’arte, la cultura e la filosofia. Secondo Montesquieu, questo era un segno di decadimento morale e culturale, che minacciava la stessa sopravvivenza della città.
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“Non si può trovare un esempio di più grande avidità, e non si può immaginare quanto siano stati corrotti.”
In sintesi, Montesquieu ci ha… demoliti… (ci sarà un motivo se ci stanno sul belino i francesi eh!)
Tuttavia, Montesquieu ha anche ammirato la capacità dei Genovesi di fare affari e gestire le attività economiche, sottolineando l’importanza del commercio e dell’industria per la prosperità delle nazioni.
Qualche esempio sempre dal suo “Lo spirito delle Leggi”?
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“I Genovesi sono un popolo
abile e attivo, che ha saputo utilizzare al meglio le risorse del suo territorio per diventare un centro commerciale di primo piano.”
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“La città di Genova è stata una fonte di grande ricchezza per il mondo, grazie alla sua abilità nel commercio e alla sua posizione strategica sulle rotte commerciali del Mediterraneo.”
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“I Genovesi hanno dimostrato un grande spirito di iniziativa e di adattabilità nel corso dei secoli, affrontando con successo le sfide del commercio e della politica internazionale.”
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“La città di Genova ha dato i natali a numerosi uomini illustri, tra cui artisti, scienziati e filosofi, dimostrando di avere anche una grande cultura e un alto livello di pensiero.”
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“I Genovesi sono un popolo di grande energia e di grande determinazione, che ha saputo sopravvivere alle difficoltà e alle sfide della storia con coraggio e con successo.”
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“La città di Genova, nonostante le sue debolezze e i suoi problemi, rimane una delle più belle e affascinanti città d’Italia, testimone della grande cultura e della grande tradizione del
popolo genovese.”
Diciamo che… non so più come considerare Montesquieu ora, ma sicuramente è foresto.
Bè, dai, un po’ ci ha azzeccato, soprattutto quando dice che la città era in mano a pochi potenti che monopolizzavano la città. Secondo il mio parere, sotto sotto è così un po’ anche adesso.