Belin, noi ridiamo e scherziamo, ma… c’è una preghiera che a Zena quasi s’impara prima del “Padre Nostro”.
Ma se ghe penso
Se non la conosci e/o non l’hai mai sentita, devi vergognarti. Punto.
Ma se ghe penso è nostalgia e gioia, è sentimento e tristezza. Paura e voglia di futuro.
In questa canzone c’è tutta la nostra genovesità, fatta di saudagi brasiliana, chiusura dei popoli del nord e sentimento dei popoli caldi… C’è di tutto, in poche righe. Un concentrato di poesia e sentimenti in poco più di due minuti.
Avete mai letto il testo? Avete mai capito il senso o visto la traduzione, nel caso non capiste il Genovese? Qui di seguito troverai tutto ciò che ti serve!
La cosa incredibile è che tutti, ma proprio tutti, l’hanno voluta cantare. Nel corso degli anni è stata eseguita da artisti del calibro di Mina, Bruno Lauzi, Gilberto Govi, Ricchi e Poveri, I Trilli, Antonella Ruggiero, Vittorio De Scalzi, Massimo Ranieri con Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu e molti altri (persino Calimero in una nota pubblicità)….
In fondo all’articolo troverai alcune di queste “versioni” da ascoltare!
Adesso però, quasi come fosse un momento di raccoglimento voglio proporvi la versione cantata alla giornata del ricordo, il 14 Settembre 2018, del Ponte Morandi. Un momento di grande commozione dove quasi tutta Piazza De Ferrari ha cantato, assieme al tenore, il nostro inno di zeneixitæ.
Tornando un po’ più indietro nel tempo, il saluto di noi genovesi al Papa, nella sua ultima visita, è stata un’esperienza di Zeneixitæ in diretta TV.
Iniziare a sentire questa meravigliosa canzone intonata dal coro e ritrovarsi pochi secondi dopo a sentir tutto piazzale Kennedy cantarla… è stato quantomeno emozionante, a prescindere dalla fede di ognuno di noi…
Grazie alla registrazione, tramite l’emittente Primocanale, (sperando mi perdonino il “furto” di questi 5 minuti di poesia) vi auguro buon ascolto…
Mentre, se volete invece gustarvi le versioni più “famose”, vi invito a scorrere fino in fondo questo articolo!
Siamo veri e propri amanti della nostra città…
Quando è nata, chi l’ha scritta?
Scritta nel 1925 da Mario Cappello con Attilio Margutti, è simbolo della cultura musicale ligure. La canzone racconta di un genovese dei primi del 900 partito per il Sud America che decide di ritornare, nonostante il figlio preferisca restare nella terra in cui è ormai ambientato. Attaccamento, nostalgia, passione, amore… il tutto nascosto (ma neanche troppo) in un testo diventato Storia della nostra Genovesità.
Dal sito: http://digilander.libero.it/paolore2/cult_tradiz/maseghe.html
O l’êa partîo sensa ‘na palanca, Ma se ghe penso alôa mi veddo o mâ, E l’êa pasòu do tenpo, fòrse tròppo, Ma se ghe penso alôa mi veddo o mâ, E sensa tante cöse o l’é partîo |
Era partito senza un soldo, Ma se ci penso allora io vedo il mare, Ed era passato del tempo, forse troppo, Ma se ci penso allora io vedo il mare, E senza tante cose è partito |
Di seguito vi lascio alcune versioni, più o meno rare!
Eccovi la prima, forse la più rara. Calimero l’avreste mai detto? Questa versione è abbastanza introvabile, godetevela!
Non solo Calimero, ovviamente! Ed eccoci ora alle “versioni” (più famose) del celebre brano, cantato dai più illustri genovesi e non solo! Da Govi a Mina, proprio tutti!
Bruno Lauzi
Gilberto Govi
Mina
Gino Paoli
Buon ascolto e se vedemmo zueni!
Immagine di copertina, Boccadasse, di Sofia Pozzoli.
Belin che bello> Mi interessa molto
Ho faticato a trovarti ma ora finalmente possiamo mugugnare insieme
Bello, non c’è che dire, anche per me che sono nato a Rossiglione da genitori veneti e con nostalgia ricordo l’infanzia trascorsa in quei luoghi.
Durante una vista di stato in Argentina di Sandro Pertini ( dove ci sono tanti discendenti di liguri) un gruppo folkloristici di ragazze in costume ligure canto “Ma se che pensu”. Pertini si commosse e tirò fuori “u mandillu” per asciugarsi le lacrime… cosa che capita praticamente sempre anche a me quando sento il nostro “inno dei liguri”
Sempre qualche lacrimuccia… Grazie!