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Lezione serale #62 Pægio “Perché t’impari un po’ di parole cosi quando vieni a trovarci sai come interpretare..”
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Buonasera! Ancheu anemmo a vedde un aggettivo! E… figgeu o no l’è mica pægio parlare di aggettivi, verbi, sostantivi senza mai differenziarli fra loro!
Definizione dal dizionario Frisoni: Pægio, agg. pari, eguale.
Perché vi porto questa parola? Perché pochi giorni fa mi è capitato di usarla con un mio coetaneo che, senza rendermene conto, l’aveva intesa in modo completamente diverso da quello che per me, invece, era naturale che fosse.
Sì perché, chi non fosse minimamente informato sulla nostra lingua o non avesse avuto modo di sentirla parlare a lungo, questa parola per assonanza si potrebbe tradurre erroneamente con “peggio”. Di fatto è quasi il… contrario. La sua traduzione “uguale” trae in inganno molti che cercano di capire un discorso in genovese nel quale appare pægio. Da peggio a uguale, in effetti, c’è una bella differenza a seconda dell’argomento di cui si parla e potrebbero nascere equivoci. Che sia un metodo per fuorviare possibili turisti in città?
“mi scusi come faccio ad andare in Piazza De Ferrari?” – “ci arrivi da Piazza Dante o… da Via Venti, u l’è pægio”
Ed in testa, l’ignaro turista, penserà: “sarà cosi tragica arrivarci da Via Venti? Va bè, nel dubbio, passo da Piazza Dante!”
Come sempre, andiamo a farci raccontare dal diz. etimologico del Prof. Toso, l’origine di questo aggettivo così fuorviante per i foresti: “Viene utilizzato anche con funzione avverbiale “a peu vegnî pægio ascì s’a no l’à o biggetto” – “può venire lo stesso anche se non ha il biglietto”.
Dal latino “PAR” uguale, attraverso la forma abbreviata “PARICULUS” del latino volgare dalla quale discendono anche il francese pareil e il provenzale parleh. I vari passaggi fonetici si riconoscono attraverso la documentazione storia […] Il genovese antico aveva “pareggio” (sex. XIV), passando poi nei secoli a paigio con arrettramento dell’accento e variante ancora in uso in alcuni dialetti rivieraschi. Esiste anche l’opposto despægio (diverso, differente) che, a sua volta, deriva da despareggio (sec. XVII)
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PRONUNCIA
Pégiu / Pégio. In alcune zone della liguria, forse sentendo l’influsso italiano, vanno a pronunciarlo chiudendo con la “o” finale anziché la “u”. L’importante è che “æ” lo leggiate come è aperta.
Alcuni potrebbero storcere il naso, poiché le è aperte in genovese son molto poche se non inesistenti, eppure questo è uno di quei rari casi, anche per differenziare ulteriormente (ve la butto lì per ricordarvela più facilmente) con la parola pezo (peggio). Sia mai che non vi facciate capire!
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