Lezione serale #5 Maniman “Perchè t’impari un pò di parole cosi quando vieni a trovarci sai come interpretare..”
Continuano le lezioni serali!… MANIMAN pensiate che batta la fiacca!
Maniman, la cui traduzione, alcuni siti, indicano come: “non si sa mai” non è cosi corretta. Maniman può essere utilizzato in più situazioni, ma non può essere tradotto in alcun modo, quindi mettetevi il cuore in pace sin da subito. Se usato con una punta di sarcasmo, come nel discorso qui iniziale, conferisce quell’ironia giusta ad una sottile presa per in giro. Esempio: “maniman pensiate che batta la fiacca!” avrei potuto tranquillamente usare “non” al posto di “maniman”, ma non sarebbe stata la stessa cosa insomma…
Se invece vi trovaste di fronte ad un “maniman” pronunciato con calma, quasi timoroso, state assistendo alla manifestazione del Vero Esemplare Ligure, sempre avverso al cambiamento, che tratta con circospezione le novità, le cose di cui non conosce pienamente gli effetti… Mi spiego meglio: Siete in un bar. Quinta birra. Notte prima del derby. Un vostro amico che non gliene frega un belino del pallone (sacrilegio in quel di Zena) se ne esce con il più classico dei: “dai, ancora una e poi a casa“. La risposta del V.E.L in ansia pre-derby sarà “no oh che maniman poi sto male e belin come c’arrivo a casa? poi domani c’ho i cugini la di fronte, capiscimi” Attimi di timore, quasi paura… tant’è che poi finisce per accettare e si riduce come nei migliori Fantozzi dopo una notte in baita a suon di Moretti (che per quei pochi infelici che non sanno di cosa sto parlando, consiglio caldamente la visione:
Dulcis in fundo, l’intramontabile “MANIMAN!” pronunciato stanco, ma forte. Sicuro, ma annoiato. Usato quasi sempre al posto di un “non ti sprecare eh”, quando qualcuno non fa qualcosa per pigrizia, stanchezza. Ciò provoca risate in coloro che ascoltano, mentre colui che lo subisce spesso s’imbruttisce e prova stati di rabbia misto vergogna a fasi alterne. “Maniman te caze l’ernia”
Da dove proviene? Stando al Piccolo Dizionario Etimologico Ligure (del prof. Toso)
il maniman si presenta già nella letteratura settecentesca. Gerusalemme deliverâ (1755) […], Liberaçion de Zena (opera più o meno coeva) […], e in De Franchi (1722: tutti parlan così de man in man / ro Mœu, Valoria, Prè, Carmo, Sarzan). In quest’ultimo autore è ancor meglio evidente la connotazione dubitativa. […]. L’unico legame “esotico” del nostro maniman sta dunque nel fatto, questo sì, che il suo uso in ambito marinaresco, per indicare ad esempio la progressione di un lavoro (arriæ sta çimma de man in man, “cala questa cima a poco a poco, progressivamente”) ha favorito l’assunzione del genovesismo in turco e in greco (manimani).
Alua concludendo: Foreste puoi provare ad usarlo (ricordando che si pronuncia manimàn, sfumando la n finale), ma solo quando ne sei convinto al 100%, perchè altrimenti finiresti per fare una figura da anghæzo!
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