A volte sembra che lo facciamo apposta, sembra che andiamo a cercare qua e là delle storielle da raccontare, inventando usanze particolari giusto per renderci “unici”… Credetemi, non è così! Siamo Genovesi, avversi ai cambiamenti ed attaccati al nostro passato. La forte presenza di tradizioni e l’usanza di parole antiche ai giorni nostri ne è la conferma…
Ancora una volta, noiatri abbiamo qualcosa di “diverso”.
A Bazâra, la Befana, è ancora chiamata Pasquetta. Perché? Pasquetta non è il Lunedì dell’Angelo?
Per gli italiani sì, per i Liguri no. Vi sono alcune spiegazioni riguardo l’origine di questa “anomalia” ed, a illustrarcele, è il “Piccolo Dizionario Etimologico Ligure” del prof. Toso.
“Pasquetta, Epifania – Diversamente che in italiano, con Pasquetta non si indica in Liguria il giorno dopo Pasqua, ma la festività dell’Epifania, “la cui solennità si celebra a’ 6 di gennaio per l’apparizione della stella a’ Magi” (1851 Casaccia). Quest’uso potrebbe risalire al fatto che in occasione dell’Epifania veniva dato l’annuncio della data delle feste non fisse del ciclo pasquale.
Vi è anche un’altra teoria, secondo la quale il termine “Pasqua” è usato per indicare altre feste (basti pensare allo spagnolo Pascua de Navidad, per il Natale). L’Epifania è detta talvolta come “Pasqua di Befana” o “Pasqua Epifania”, circostanza che fa pensare anche in Liguria ad un uso diminutivo di “Pasquetta” in riferimento alla festa maggiore della Pasqua di Natività.”
Non è solo la parola a cambiare, ma anche alcune tradizioni. Tutti conosciamo le famose calze della Befana! Dolci, dolcetti, carbone di zucchero, chi più ne ha più ne metta. Oua, però, vi farò riflettere… Quante volte vi è capitato da piccoli di ricevere delle scarpette di Befana in cioccolato, con all’interno altre caramelle? (Ciapelette, scia scuse!) Nelle varie pasticcerie è pieno: dalle riproduzioni di stivali sgangherati a scarpe più di “lusso”… Sia chiaro, non è una cosa esclusivamente Genovese, ma ha un forte collegamento con la Liguria. Infatti anticamente (ma non troppo!) era usanza “lasciâ a scarpa in scio barcon!” (Lasciare la scarpa dalla finestra) e i “dolcetti” dei tempi erano ben diversi! Era, infatti, solito trovare castagne secche e mandarini, oltre alla cipolla e all’aglio, oppure i “marenghi d’öo“, ovvero le monete “d’oro”, di cioccolato.
Scrivi un commento