Lo vedono tutti! Impossibile non notarlo, sia per la singolarità della struttura, sia per la sua posizione panoramica, ma… tanti magari non sanno come si chiama per davvero!
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Un quartiere che proprio ora ne esce dalla sua fase più appariscente dell’anno: il natale! Quando tutto il Biscione si colora che manco CasaCupiello!
Il Biscione per noi ciù zueni sembra lì da sempre, eppure è una costruzione abbastanza giovane, di inizi anni ’70! E belin le immagini della sua costruzione non si vedono spesso.
Qui di seguito una breve spiegazione da archivio.archphoto.it
Emanuele Piccardo
LUIGI CARLO DANERI
QUARTIERE INA – CASA FORTE QUEZZI: UN MODELLO DI CITTA’[…] Il piano d’insediamento di Forte Quezzi prevedeva la costruzione di cinque edifici, tutti realizzati, di cui l’edificio A, il “Biscione” appunto, progettato da Daneri e Fuselli. La disposizione curvilinea consentiva, grazie all’orientamento a sud, un’ottima illuminazione naturale e per la posizione panoramica il pieno godimento delle visuali sulla città. Un aspetto non secondario è dato dalla strada che affianca l’edificio come una vera “promenade architecturale”, un nastro di asfalto che collega le varie parti del complesso, contribuendo a rendere omogeneo il progetto, così come il ripetuto andamento curvilineo delle altre unità abitative sottostanti.
La difficoltà di progettare il bordo della città, come avviene in questo caso, ha portato i progettisti a individuare un modello ripetibile per tutti e cinque gli edifici, un atteggiamento culturale innovativo che guarda al paesaggio con rispetto, molto di più di altri interventi collinari genovesi,che non mirano certo a un’integrazione nel contesto ma a un dominio su di esso, da Voltri 2 alla “diga” di Gambacciani a Begato. […]
Eh già… avete letto bene “Forte Quezzi”. Sì perché “Biscione” è stato il nome popolare attribuito all’edificio A, quello più lungo e caratteristico quando si guarda il complesso da distante. Il nome vero di tutta l’opera (o quartiere se vogliamo chiamarlo così) è FORTE QUEZZI!
Lo sapevate?
Se vedemmo figgeu!
Progettato se non erro dal mitico prof. ing. Baldacci, che ho avuto come Preside della Facoltà di Ingegneria AA.AA. 1968÷1974. Geniale l’idea di assecondare l’andamento naturale della collina, anziché sbancare milioni di metri cubi di roccia. Si capisce che però così la struttura è mille volte iperstatica, cioè ipersensibile ai minimi cedimenti propri o del suolo: problema peraltro evidente, di cui si sarà tenuto debito conto.
Ho abitato al Biscione per quasi 30 anni prima di sposarmi e trasferirmi a Sestri..ho passato dei bellissimi anni prima con gli amici a trascorrere intere giornate in pineta e poi a chiacchierare fino a tarda notte sulla passeggiata. La vista da lassù è bellissima si vede gran parte della città e il mare, e il sole c’è x quasi tutto il giorno. Mia madre ancora ci abita ed è sempre un piacere andare a trovarla e come è già stato detto la zona all’inizio si chiamava Città Giardino
Io ho lavorato successivamente per gli ascensori e ho sempre un po invidiato chi ci abitava, secondo me è stato costruito in modo intelligente, una passeggiata ad un piano intermedio che poteva servire per spezzare l’andamento uniforme in altezza con uno spazio comune fruibile. E’ franata la parte del cosiddetto biscione più piccolo situato in basso.
inizialmente poco amato dai genovesi per la sua estetica, e la sua storia. Costruito come enorme biscia per dar casa ai poveri del dopoguerra e agli sfrattati di demolizioni scellerate.
Le case popolari hanno storie simili, una periferia a fianco alle industrie, oppure costruite arrampicate su colline violentate. Molti architetti però pensarono a progetti lodevoli, immaginavano piccole “città paesi” autonome, tra teatri chiese negozi, servizi sportivi. Tutto ciò però allora non funzionò tanto bene perché le case le costruirono male, le droghe furono a capo del degrado.
Oggi però la periferia rivive nei campi da gioco e non di spazzatura, i teatri tornano popolari le comunità ad un ceto punto si sono costruite rigenerando le origini. Le industrie hanno chiuso, gli alberi crescono, i fiumi si ripopolano. La collina inarrivabile oggi è luogo di pace vivibile immerso nel verde e vicino alla metropoli. Nuovi progetti ecologici decollano.
Ho disegnato una cartolina del Biscione perchè merita!
Mio papà ci ha lavorato,con l’impresa edile che lo ha costruito . Ricordo anche quando è crollata la parte centrale !
Invece è anche bello e non stona affatto con la configurazione delle montagne intorno a Genova
Avevo sempre saputo che era stato sviluppato da Gino Scerni , me lo puoi confermare?
Io lo chiamerei vulnus. Un vera e propria ferita inguaribile. Un orrore generato da una “cultura” di stampo sovietico. DInamite a carri ci vorrebbe!
SE è una ferita è una bella ferita, io lo chiamo un grattacielo a rovescio, ovvero adagiato al suolo che rispetta l’andamento della montagna e ne qualifica l’orografia.
Dove lo trovi un posta dove davanti hai il mare, dietro la pineta, posto auto comodo, belle case, nessuno davanti e un bell’anfiteatro che ti da’ il senso di spazio e libertà. e poi a20 minuti di autobus (tra l’altro molto frequenti) ed arrivi in centro senza dover prendere la macchina.
Abbiamo gli asili, la scuola, la chiesa per chi ne è interessato ed anche qualche negozio in Via Modigliani
Io abito qui dal 1968, prima in Via Loria e poi in Via Modigliani.
Ne potrei raccontare di cose.
Non abiterei da nessun’altra parte di Genova.
Guarda la visione dall’alto e ti accorgerai che le abitazioni brutte sono quella sotto al cosiddetto Biscione.
Lo sai che la zona si chiamava Città Giardino?