Quando il treno attraversava Marassi e… non dimentichiamo anche San Fruttuoso e Staglieno fino alle acciaierie Falck!
Per i più giovani come me, vi assicuro che non è una fotoshoppata, ne’ mi sono fatto di acidi strani.
Esisteva davvero e… faceva pure un tragitto bello lungo! Oua, cianin cianin, vi spiego tutto.
Premessa: le foto che troverete qui sono quasi tutte prese dall’archivio Publifoto (Lo trovate cliccando QUI) che documenta approfonditamente Genova, e non solo, da tempi immemori!
Partiamo con una cartina del percorso, tanto per farsi un’idea del suo tracciato e del suo scopo.
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Premetto subito: Se pensate fosse una linea di trasporto pubblico, purtroppo, vi devo deludere.
O meglio: sarebbe potuta diventarlo (con la famosa linea Genova – Piacenza) ma, alla fine degli anni ’60, si preferì eliminare gradualmente tutto il trasporto su rotaie a fronte degli omnibus.
La zona della bassa val Bisagno si era sviluppata a fine Ottocento, grazie ai marmisti che lavoravano per il cimitero monumentale di Staglieno e la sua fiorente agricoltura; Marassi non era come la conosciamo oggi.
Immaginate di poter fare come in un videogioco di simulazione, dove potete ricreare un ambiente a vostro piacimento. Prendete il quartiere Marassi, piggiate sullo strumento “gomma” ed cancellate circa 2/3 degli edifici che vedete oggi. La stessa cosa fatela per il quartiere di San Fruttuoso.
Come si presenta adesso lo scenario? Molti più alberi, palazzi qua e la’ isolati e… meno strade! Quelle ancora presenti, risultano più libere, con un sacco di botteghe ai piani terra. Tutto questo ”panorama”, dove di lì a poco sorgerà il nostro trenino, conobbe una forte espansione ad inizio secolo con la costruzione del mercato generale ortofrutticolo di corso Sardegna, dello stadio comunale e, particolare attenzione nel nostro specifico caso, con le officine per la produzione del gas di città (il gasometro costruito in località “Gavette” dell’Azienda municipale gas e Acqua (AMGA) situato nei pressi di ponte Carrega).
Nel 1925, venne dunque costruito il “nuovo binario industriale della val Bisagno”. Alla modica cifra di 2 milioni di lire, così da servire i nuovi insediamenti commerciali e industriali sorti nella valle. Si trattava di un binario unico non elettrificato. Nei tratti con traffico stradale, principalmente in Piazza Giusti e Corso Sardegna, erano presenti controrotaie.
Che percorso faceva?
Si partiva dallo scalo merci di Genova – Terralba e, passando per Via Giacometti (non precisamente sul tracciato della strada, ma giusto per farvi un’idea), imboccava Corso Sardegna. In corrispondenza, poi, dell’ormai tanto bistrattato mercato, vi era un raddoppio (zona foto qui sotto, circa) per consentire la sosta dei carri a servizio.
Si proseguiva poi in diagonale verso il Bisagno, passando per corso Galliera attraverso una fornice (foto sotto) in via Cagliari. Da lì, ciufciuf diretti verso lo stadio, con altre piccole “fermate” di “rifornimento” durante il percorso.
A questo punto invito tutti quelli che vogliono sapere qualcosa in più sulla storia del gas a Genova e su quello che hanno rappresentato le officine di Gavette, a visitare il Museo dell’Acqua e del Gas (vedi caso ubicato proprio in area Gavette). Accesso su prenotazione, ingresso gratuito.
I riferimenti li trovate sul sito di Fondazione AMGA.
Andavo a scuola in Piazza Manzoni e ricordo il trenino. Mi sembra di ricordare che davanti alla locomotiva ci fosse un incaricato a piedi
Notare le due Locomotive elettriche trifase (E551, Credo), in uso sui giovi, Sul turchino e sulle Riviere), trainate dalla vaporiera nella penultima immagine
Chissa perche le avevano portate lassu.
MAgari si tratta di un’altra linea.
Avendo un bel po d anni io me lo ricordo quando portava il carbone alle gavette
Le E551 sono state messe al traino della locomotiva a vapore 835 per collaudare il ponte.
Volevo scrivere “rumenta”
Non ricordo la locomotiva a vapore, ma mio padre me la raccontava essendo perché la guidò. Mentre le locomotrici a Diesel MAN1 e MAN2 ci salii sopra. Oltre al trasporto del carbone, portava frutta per il mercato, cemento dalla cementifera per lo scalo di Terralba, rumena (spazzatura) dalla Volpara e e animali per la macellazione. Tutto sullo stesso binario!!!
Chissà se gli abitanti di allora si saranno lamentati del fumo della locomotiva che tutto anneriva o avranno guardato solo ai benefici di quel servizio…
me lo ricordo, son nato alle Gavette, andava all’azienda del gas….quanto tempo….ricordo sia la motrice a carbone che quella diesel? elettrica? era di colore verde …..
Prima che la ferrovia fosse dismessa veniva utilizzata l’ultima fermata, parlo di quella di Ca del Pitta, per far arrivare il bestiame ai macelli. Me lo ricordo bene perché lì è dove sono nato, ovviamente in casa, e lo scarico dei bovini era uno spettacolo che non si poteva perdere; tutti noi pivelli lo attendevano sperando nella fuga di qualche torello ed il conseguente rodeo per acchiaparlo. Di macchine ce ne erano molto poche e quasi tutte dei grossisti di carne, la speranza che una venisse incornata era tantissima e se accadeva era una goduria era indescrivibile.