La Declinazione del BELIN.
Foresti, non sia mai che andiate a cena da un V.E.L e rimaniate colti alla sprovvista!
Un tempo era vocabolo esclusivo: pochi ne sapevano il significato e altrettanti pochi lo utilizzavano. Con l’arrivo della tv e poi di internet, belin è diventato conosciuto e anche “apprezzato” (no facili battute, grazie) al di fuori della Liguria.
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Voce del verbo Belin: Ogni V.E.L che si rispetti fa del Belin (leggi la sua spiegazione nella Lezione Serale QUI – parola etimologia e storia) il suo unico intercalare. È come le trofie col pesto (la ricetta QUI), la “ciliegina sulla torta”, il tassello mancante d’ogni frase. Può sostituire mille parole in un solo attimo e, a volte, può convertire una situazione negativa in una più serena, strappando una risata.
Possiamo usarlo come aggettivo ( “che belin di giornata” ), come verbo ( “cosa sta imbelinando quello?” ) o come esclamazione ( ” BELIN! ” ).
Andiamo ora a spiegare i termini che trovate nell’immagine con una breve lista per il Foreste che altrimenti non ci capirebbe un belin:
Ma passiamo ad una spiegazione più esaustiva dei principali usi…
Verbi:
Desbelinarsi = Richiamandosi al “desbelinato” è il verbo che ne consegue. Riuscire a tirarsi fuori dai guai o concludere un lavoro in modo furbo ed ingegnoso. È comunque usato per rafforzare un’idea, un sotterfugio scaltro o una trovata intelligente.
Imbelinarsi = Assume vari significati a seconda della circostanza. Può tradursi come “cadere”, ma anche come “infilarsi in un guaio/discorso/ecc” Non esiste in italiano un termine più specifico che renda quanto il genovese “imbelinarsi”. Non mi capacito di come facciano i Foresti a non avere questa “soluzione” nel loro vocabolario.
Cosa (mi) imbelini? = “cosa(mi) combini?” Se ormai vi inizia ad essere chiara l’essenza di questa parola, credo vi sarà facile immaginare quante sfaccettature essa possa prendere. “Imbelinare” può essere usato per le più varie azioni (costruire/scrivere/spiare/ecc). Avrà sempre quel pizzico di ironia, leggerezza che rende la situazione più allegra.
Esclamazioni:
Belin! = In argomento, apprezzamento generale per qualcosa di ben riuscito o qualcosa di “figo”. Preferibile “Scignurata” nel caso si voglia dare un tono più serio.
Beliscimu/o = Potrebbe esser considerato sinonimo di Belin Belino, ma un pochino più “tranquillo”. Usato in chiave più ironica rispetto al primo, da quel tocco di finezza alla frase!
Meninbelino = un’esclamazione generica, abbastanza difficile da trovare il momento giusto se non si è “padroni” della parola. Di solito usato di fronte a qualcosa di eclatante, meraviglioso, o qualsiasi avvenimento che ci stupisca. Può anche esser adoperato con una connotazione più negativa, simile ad un “me ne frego”, ma il tutto sta nel tono con cui viene pronunciato!
Aggettivi:
Abelinou = Soggetto rincoglionito, stupido. Un abelinato, non si può spiegare con altro significato più azzeccato. Può essere usato più alla buona un cordiale “belinun” in modo da rendere tutto amichevole.
Desbelinato = Persona sveglia, colui che furbamente riesce a trovare soluzioni ai più vari problemi.
Do Belin = Persona/oggetto do belin è quando vogliamo indicare qualcuno/qualcosa che non è affidabile, non ci puoi contare o rischi a dargli retta. Non è mai in ottica positiva ed è molto raro il suo uso in chiave ironica. Spesso è usato seriamente.
Altre variazioni:
Qui siamo al cospetto di due parole che hanno due possibili origini. Una vuole la loro nascita fuori Genova, come storpiatura del Belin zeneise. L’altra vede questi due termini come lievi modifiche dalla parola “volgare” belin, solite tra le donne che non volevano pronunciarla correttamente.
Belinda = Suono buffo e squillante. Racconti arrivate alle mie orecchie la indicano come di origine imperiese.
Belandi = nongenovese/spezzina. Sicuramente Zena-Belandi non van d’accordo, poco da fare. Rispetto comunque per coloro che la utilizzano.
Attenzione: erroneamente nelle varianti di Belin, alcuni usano anche “belan” (non di Genova centro), deriva da “bel’angiou” / bell’angelo.
Quindi più un complimento che una esclamazione negativa.
Non esisterà mai un occasione “sbagliata” per dire un “belin” o varianti. Più provate a pensarci più non ve ne vengono in mente.
In questa foto ho cercato di buttare giù tutta la declinazione di Belin, sperando di non dimenticare nulla!
Diffondiamo il verbo del Belin!
Riguardo al BUB, il mio concetto di recente risale a fine anni 80….
Che integrammo con BUBA, ovvero
” battu u belin andante”
da usare quando la presa d’atto e comportamento conseguente era definita irreversibile e non più negoziabile.
Esempio BUB
Domanda-
E tu come la hai presa? BUB?
Risposta-
Sì BUB, non sono stato a discutere e ho lasciato cadere lì
Esempio BUBA
Domanda-
E tu come la hai presa? BUB?
Risposta-
Eh no, e che! BUBA! Non ne voglio più sentir parlare e nemmeno sapere! per me finito, morta lì e bon!
Non esiste belin belino, ma ” me n’ imbelino ” sarebbe a dire, ” eccome” oppure ” e ci mancherebbe altro ”
Belan è usato al posto di belin, quando si vuole essere meno volgari.
Recentemente è stato coniato BUB acronimo di ” battu u belin” a cui talvolta si accoppia ” nsce i scöggi ” cioè ” sugli scogli” per provare la propria virilità ( a prova di scoglio )
Belandichi?
Beleu?
Mi sembra di ricordare che gli zii usavano anche la versione morbida… “beliccite!”…o qualcosa si simile…
Confermo… beliccite
Belin belino non si può sentire!!! È la classica traduzione caccara del menimbelino!! Inoltre menimbelino non vuol dire “me ne frego” (per questo si usa il “me me batto il belino”) ma significa “certo”, “ovvio”, “lo credo!”
Es. “Ti andrebbe di andare al mare?” “Menimbelino!” (ovvio, certo!!)
Permettetemi questa celebre costruzione: “Ho n’tu belin che mè muggé all’agge in t’à mussa che mè figgiu ull’agge in tu cù”…e perdonate la grafia.
Vorrei qui introdurre due Phrasal Verb Zeneizi (PVZ) molto usati:
1) “In belin che te neghe” letteralmente si augura di trovare un cazzo che, una volta attorcigliato intorno al collo, possa strozzare il/la malcapitato/a di turno. Questo phrasal verb zeneize non è tanto un espressione offensiva rivolto a qualcuno, quanto il suo utilizzo viene più che altro applicato in esclamazioni impersonali e imprecative.
2) Un altro interessante PVZ è l’espressione “me ne battu u belin…. inti scoggi / in tu giassu”: sia che uno percuota il proprio membro sugli scogli oppure sul ghiaccio, l’idea rimane sempre quella di una superficie dura, ruvida. In questo caso l’espressione comunica menefreghismo e poco interesse nel tema trattato da parte del pronunciante che, appunto, non teme il martellamento costante e prolungato del proprio membro su superfici solide..
Se mi permetti un paragone esplicativo, “belin” per un Zeneize é, per chi se li ricorda, come “puffo” per i Puffi (cosa stai puffando?)
I genovesi alti una mela e poco più
“Imbelinare” anche per “cacciare, mettere da qualche parte
“Imbelina un po’ ‘sta pentola nell’armadio”
Aggiungerei un classico:
Avrai mica nel belino di….
per dire non ti passerà mica nella mente di…. fare una cosa non condivisibile o contraria ai desideri di chi dice la frase
Hai dimenticato “belina”. Io dico a me stesso “Che belina che sono stato”, quando faccio una “belinata”
Giusto, vero! Eh, son talmente tante le “declinazioni” che qualcuna mi è sfuggita 🙂
Per curiosita’, esiste il femminile di “abelinou”?
Abelinou va bene ambedue direi 🙂
Se vuoi proprio rivolgerti usando un femminile “abelinata”: abelinà, (ma la grafia corretta non saprei)
Il femminile di abelinou esiste. E’ “abelinà”