Crêuza de mä – Fabrizio De André

Umbre de muri muri de mainé
dunde ne vegnì duve l’è ch’ané…

Nel giorno della Cerimonia per l’inagurazione del nuovo Ponte Genova San Giorgio, assieme al discorso di Renzo Piano, all’arcobaleno improvviso, prima delle Frecce e alle nuvole che hanno scritto “43” in cielo, un altro grande momento fu sentire rieccheggiare uno dei più grandi capolavori di Faber…  Fabrizio De André con “Crêuza de mä“, è riuscito a creare un’opera d’arte che riesce ad aprire la valvola di zeneixitæ che tutti abbiamo insita in noi… Nell’articolo troverete il suo testo, ma soprattutto la traduzione per chi non comprendesse il Genovese.


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Crêuza de mä (secondo la grafia usata nell’edizione rimasterizzata del 2014, mentre sulla copertina originale Creuza de mä), pubblicato nel 1984, è un album interamente cantato in genovese.
E per i più forestieri, abbiamo pensato di spiegarvi anche cosa volesse dire e da dove derivi la parola CREUZA, basta cliccare qui.

Realizzare un disco di musica d’autore destinato al mercato nazionale interamente in lingua ligure andava contro tutte le regole del mercato discografico (fu, infatti, il primo album in assoluto ad esser pubblicato in lingua locale da un’artista già di una certa fama). Risultato? Una svolta nella storia della musica italiana ed etnica in generale.

Abbiamo scritto (e aggiornato) la pagina su Wikipedia destinata direttamente all’album ed alla canzone in questione. Ve la lascio linkata QUI – Creuza de ma

Bando alle ciarle… Oua è il momento di andare a sentire le due versioni. Prima la più recente, quella proprio in occasione della cerimonia per il nuovo Ponte, voluta da Dori Ghezzi che è riuscita a coinvolgere molti artisti della musica italiana da Mina a Vasco, passando per Ornella Vanoni e Gianna Nannini. Successivamente, per forza(!) ci gusteremo la versione di Faber…

I proventi derivanti dalla nuova versione di Crêuza de mä verranno impiegati per la riqualificazione del Parco della Nora, al Campasso e per la realizzazione del Memoriale Che dite, lo trovate il tempo per sentirle tutte e due?

Nel frattempo noiatri ci godiamo canzone, con testo e traduzione.

“Non credevo che il Paradiso
fosse solo lì al primo piano.”

Crêuza de mä
Umbre de muri muri de mainé
dunde ne vegnì duve l’è ch’ané
da ‘n scitu duve a l’ûn-a a se mustra nûa
e a neutte a n’à puntou u cutellu ä gua
e a muntä l’àse gh’é restou Diu
u Diàu l’é in çë e u s’è gh’è faetu u nìu
ne sciurtìmmu da u mä pe sciugà e osse da u Dria
a a funtan-a di cumbi ‘nta cä de pria.
E ‘nt’a cä de pria chi ghe saià
int’à cä du Dria che u nu l’è mainà
gente de Lûgan facce da mandillä
qui che du luassu preferiscian l’ä
figge de famiggia udù de bun
che ti peu ammiàle senza u gundun.
E a ‘ste panse veue cose che daià
cose da beive, cose da mangiä
frittûa de pigneu giancu de Purtufin
çervelle de bae ‘nt’u meximu vin
lasagne da fiddià ai quattru tucchi
paciûgu in aegruduse de lévre de cuppi.
E ‘nt’a barca du vin ghe naveghiemu ‘nsc’i scheuggi
emigranti du rìe cu’i cioi ‘nt’i euggi
finché u matin crescià da puéilu rechéugge
frè di ganeuffeni e dè figge
bacan d’a corda marsa d’aegua e de sä
che a ne liga e a ne porta ‘nte ‘na creuza de mä.

Creuza di mare
Ombre di facce facce di marinai
da dove venite dov’è che andate
da un posto dove la luna si mostra nuda
e la notte ci ha puntato il coltello alla gola
e a montare l’asino c’è rimasto Dio
il Diavolo è in cielo e ci si è fatto il nido
usciamo dal mare per asciugare le ossa dall’Andrea
alla fontana dei colombi nella casa di pietra.
E nella casa di pietra chi ci sarà
nella casa dell’Andrea che non è marinaio
gente di Lugano facce da tagliaborse
quelli che della spigola preferiscono l’ala
ragazze di famiglia, odore di buono
che puoi guardarle senza preservativo.
E a queste pance vuote cosa gli darà
cosa da bere, cosa da mangiare
frittura di pesciolini, bianco di Portofino
cervelle di agnello nello stesso vino
lasagne da tagliare ai quattro sughi
pasticcio in agrodolce di lepre di tegole.
E nella barca del vino ci navigheremo sugli scogli
emigranti della risata con i chiodi negli occhi
finché il mattino crescerà da poterlo raccogliere
fratello dei garofani e delle ragazze
padrone della corda marcia d’acqua e di sale
che ci lega e ci porta in una mulattiera di mare