Villa Pallavicini, splendore romantico e esoterico

Esiste un luogo magico dove Romanticismo, Classicismo e Neogotico si incontrano, dando vita ad atmosfere magiche ed esoteriche: stiamo parlando di Villa Durazzo Pallavicini, di Genova Pegli, una delle dimore storiche più belle di tutto il genovesato che, dopo diversi anni di lavoro di restauro e riqualificazione, è tornata agli antichi splendori, accogliendo nuovamente i numerosi visitatori che desiderano visitare il magnifico parco e tutti i suoi tesori; una villa che vanta una lunga storia e delle caratteristiche uniche nel loro genere.

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Ignazio Alessandro Pallavicini affidò la progettazione della villa e del parco allo scenografo del Carlo Felice, Michele Canzio, che la realizzò tra il 1840 e il 1846; grazie alla esperienza nel suo lavoro e alla sua genialità, lo scenografo rese il complesso della villa unico nel suo genere, strutturando l’intero parco come una vera e propria opera teatrale: il parco infatti è diviso in tre “atti” (Natura, Storia e Purificazione), e durante la visita, possiamo incontrare diverse architetture e ambientazioni.

Una volta entrati nel parco, si entra nel “prologo” dell’opera, percorrendo un viale dal sapore gotico, fino a raggiungere un arco di trionfo tipicamente neoclassico: un’iscrizione ammonisce il visitatore di abbandonare le pene della vita frenetica di città e di lasciarsi trasportare dalla natura; si entra così nel primo atto, quello della Natura, dove il visitatore incontra le bellezze della flora mediterranea e uno splendido viale di camelie, tipiche delle residenze ottocentesche.
Raggiunto un grande lago, che rappresenta la natura “madre matrigna” tipica del romanticismo leopardiano, si sale verso la cima del monte, verso il secondo atto, dove la protagonista è la Storia: l’ambientazione adesso è tipicamente medievale, e il neogotico diventa lo stile principale delle architetture, come ad esempio il Castello del Capitano, restaurato dopo anni di decadimento, e la tomba del capitano.

Canzio, nella sua genialità, aveva inventato questa storia di guerra tra il Capitano e l’Avversario, con tanto di tombe degli eroi caduti durante questa guerra e, nella collina di fronte, il maniero del nemico; una volta superata questa parte, si entra nel terzo e ultimo atto, quello della Purificazione: passando dentro le grotte, che rappresentano l’inferno, il visitatore raggiunge infine il grande lago, che rappresenta la Purificazione, circondato da opere architettoniche di ogni stile e genere.

Al centro del lago infatti vi è il famoso Tempio di Diana in puro stile neoclassico, mentre tutto attorno troviamo strutture dal sapore esotico: l’obelisco egiziano, una pagoda cinese, un padiglione turco, il tempio di flora; non mancano diversi giochi d’acqua, molto in voga all’epoca e presenti in molte ville genovesi.

Foto di Marcella Cicchelli

Si conclude quindi l’opera teatrale che, secondo l’idea di Canzio, porta il visitatore a purificarsi durante questo viaggio esoterico immersi in diverse realtà architettoniche e artistiche, nonché floreali e culturali, in una sorta di viaggio ideale di contemplazione e pace, immersi nei colori e nei profumi, per ritrovare sé stessi, soprattutto in questo periodo dove la vita quotidiana è grigia e frenetica.

Foto copertina di Marcella Cicchelli