GLI ULTIMI SVAGHI ALLA FOCE PRIMA DELLA GUERRA.
Grazie a Maurizio Miglietta ed al suo post sul gruppo FOTO GENOVA ANTICA, stasera andremo alla scoperta del Teatro dei dodicimila!
A seguito di pubblico concorso del Comune di Genova del 1933, risultò vincitore il progetto “Genova Foxe” dell’architetto Robaldo Morozzo Della Rocca che prevedeva in piazza Rossetti un auditorium, uno stadio coperto, un palazzo per le esposizioni, un palazzo dell’arte, un cinema-teatro, un albergo, uno stadio coperto, una piscina, oltre ad uno stabilimento balneare estivo.
Il Comune, però, scelse di attuare il progetto di natura privata “Città nuova” dell’architetto Carlo Daneri, secondo classificato, e quindi il quartiere della nuova piazza divenne residenziale.
Per accontentare un po’ le richieste di pubblici svaghi, il Comune, oltre al Villaggio balneare sito nell’attuale piazzale Cavalieri di Vittorio Veneto, fece costruire nella piazza, circondata dai nascenti palazzi privati, un teatro all’aperto in legno che aveva il suo palcoscenico (di 1.500 mq.) nei pressi del costruendo edificio orizzontale e la tribuna principale di fronte ad esso con le spalle rivolte verso il mare come anche le più lontane gradinate sopraelevate.
I cittadini genovesi, che nella stagione fredda potevano usufruire del prestigioso teatro Carlo Felice, avevano quindi a disposizione un teatro estivo per assistere alle amate opere liriche.
Mentre il Carlo Felice ospitava un migliaio di spettatori, il nuovo teatro all’aperto aveva ben dodicimila posti, una circostanza che impressionò molto l’opinione pubblica che immediatamente lo battezzò come “Il teatro dei dodicimila”. Correva l’anno 1939.
Fu l’unico anno di rappresentazioni: l’anno successivo scoppiò la guerra! Ma quell’anno fu intensamente goduto dalla popolazione e non solo da quella genovese.
Genova fu cosparsa da locandine che preannunciavano gli spettacoli.
“La Gioconda”, la “Boheme”, il “Ballo in maschera” e “Faust” dilettarono gli appassionati di musica lirica nelle serate estive di quell’ultimo anno di pace.
Quindi da Ponchielli a Puccini e da Verdi a Gounod: bellissima musica a sole quattro lire (nelle gradinate).
Tutto finì con il “Faust” … e, ironia della sorte trattandosi del diavolo, qualche mese dopo, si aprì alla popolazione l’inferno della guerra.
Ecco una delle tante cose che ci ha regalato il fascismo