La Leggenda della Lanterna.
Una delle leggende che da piccolo mi fu raccontata a scuola e poi risentì anni dopo, è proprio quella sulla nostra Lanterna.
Pochi Genovesi l’hanno visitata, ancor meno sono coloro che hanno qualche informazione sulla sua origine e sul suo “architetto”. Se infatti ci mettiamo d’impegno e cerchiamo fonti attendibili sulle origini della Lanterna, constaterete con me che vi è davvero molto poco.
La leggenda rende tutto più misterioso e astratto… Si narra che intorno all’anno 1100 venne edificato il Codefà, Capo del Faro. Chi fu il costruttore? nessuno lo sa: storia vuole che questo personaggio fu buttato in mare dalla cima del faro. Chi dice perchè non ne creasse uno simile in altre città, chi perchè i Genovesi evitarono così di pagare…
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Percorrendo la via che da Borgoratti sale a Bavari,poco dopo si arriva sotto il ponte dell’autostrada. Li,guardando verso monte c’e’ un antico palazzo signorile, in stato di abbandono. Fino a poco tempo fa la facciata era ricoperta di edera che una squadra di lavoratori ha rimosso, scoprendo cosi una grande targa di marmo , con la croce di San Giorgio,con una iscrizione molto lunga che in poche parole racconta che quella era la casa dove Mazzini andava in villeggiatura….
Buongiorno, se possibile vorrei aver notizie sui personaggi TUGNIN E MANENA.
Li ho sempre sentiti menzionare in occasione di una coppia “ma ciapaa”….. Grazie Luisa.
volevo solo ringraziarti per tener vivo il ricordo di genova a chi, come me, è dovuto emigrare per forza. P.S. la chiesa dei servi è stata poi ricostruita alla Foce, no ?
Durante la battaglia della Meloria i Pisani si incitavano a vicenda urlando: ” ‘mazza li cani “.
I prigionieri tradotti a Genova vennero confinati in quello che, come giustamente scrivi, sarebbe stato chiamato poi Campo Pisano, e lì destinati ai lavori forzati come manodopera per la costruzione della nuova marina e dintorni (l’attuale via della Marina).
Il popolino passando derideva i pisani ai lavori forzati apostrofandoli: “‘mazza li cani, ‘mazza li cani…..”.
Questa è l’origine del termine “massacan” per indicare il muratore.
Molto interessante, grazie!
Buongiorno, sono una ligure purissima di Sassello (SV). Nel 1968 ero all’Università di Genova alla Facolta di Economia e Commercio, allora in Via Bertani. Nei momenti di pausa dagli studi visitavo la città, e un pomeriggio, mi trovai in Piazza Dante,e, salendo, per un vicolo arrivai davanti ad una casa fatiscente, con la porta d’ingresso mezza aperta, con le finestre rotte, tutta una rovina. C’era pero’ una targa che la indicava come casa natale di Niccolo Paganini. Mi misi a piangere, ma veramente, per l’emozione di sapere che il grande musicista era vissuto li, ed io avevo la possibilità di passare dove era passato lui. Le mie lacrime erano nulla in confronto a quelle che avrei dovuto versare dopo, quando cercando di nuovo la sua casa scoprii che tutto era stato demolito. Complimenti ai Genovesi che si sono fatti rubare la casa del loro grande concittadino!
Via Madre di Dio venne distrutta non dalle bombe alleate ma dalle ruspe comunali nei primi anni ’70 per costruire l’orrendo centro direzionale dove sono i “giardini di plastica”.
Dalle mie fonti, il “quartiere” Madre di Dio ha avuto due “distruzioni”, una durante la guerra e una definitiva durante gli anni 70. Sembra proprio che Vico dei Librai fosse uno di quei pochi vicoli spariti con i bombardamenti, sui quali fu riedificato successivamente. Se riesco a ritrovare la cartina, aggiungo all’articolo la foto per far capire meglio dove si trovasse 🙂
Negli anni ’60 ero bambino e mio padre aveva un’attività in via della Marina, dove c’era la caserma dei pompieri. Ricordo benissimo via madre di Dio, ancora viva ed abitata.
Più che uno studente di Economia, sembri uno che frequenti Lettere!!
😀 Grazie! Lo prendo come un complimento 🙂 Spero ti sia piaciuto l’articolo!
A me la storia dell’albero d’oro quando ero un ragazzo me l’avevano raccontata in altra versione.
Mi raccontavano che un ladro, dopo aver rubato un sacchetto di monete d’oro, nel fuggire pensò di gettare il sacchetto sopra l’albero.
Passò del tempo, il ladro bon si seppe più che fine fece… Fatto sta che il sacchetto col tempo si lascerò e una moneta dopo l’altra cominciarono a cadere per terra.
Le persone che passeggiava o lungo quella strada di periferia, cominciarono a trovare per terra una moneta oggi, una moneta domani… e così girò la voce che quell’albero seminasse monete d’oro. E così il nome di “albero d’oro” era inevitabile.