C’era una volta Via Madre di Dio
Esaltiamo tanto Boccadasse, come uno dei borghi più belli di Genova, ma se vi dicessi che – probabilmente – non era il più bello? Se vi dicessi che, dove ora sorgono grattacieli e giungle di motorini in Piazza Dante, nemmeno 50 anni fa, iniziava uno dei “borghi più belli d’Italia“, come da tanti veniva definito, che continuava fin verso il mare?
Se vuoi rimanere sempre aggiornato per tutte le novità che escono su ilmugugnogenovese.it
Iscriviti al CANALE TELEGRAM UFFICIALE: @ilmugugnogenovese
Tanti della mia età, o comunque nati dopo gli anni ’70, non hanno mai visto e né potuto attraversare questa zona: così ho pensato di riassumere con foto e cartine quello che vi era…
Scignoria eccovi uno degli scempi più grandi, se non lo Scempio per antonomasia, di Genova.
Il nostro centro storico, così famoso e così reclamizzato ai turisti, è fatto di vicoli angusti, locandine votive centenarie, chiese secolari e leggende suggestive…
Un tempo però, se fosse stato chiesto ad un Genovese qual’era la via più caratteristica del centro storico, questo non avrebbe risposto con “Via Luccoli” o altre nei pressi, bensì avrebbe detto “Via Madre di Dio“.
In questo caso le foto parlano da sole per la bellezza del luogo… Una tipica via della nostra città, con il caratteristico passaggio del ponte di Carignano sopra di essa.
Oua, vi invito a cercare Via Madre di Dio su google.maps o qualsiasi navigatore. Verrete portati al cospetto dell’unico edificio “sopravvissuto” alla demolizione del quartiere, la chiesa della Madre di Dio, da lì potete proseguire, a piedi, pochi metri a salire per poi entrare nel complesso dei giardini di plastica ed in alto, a sinistra, “ammirare” i Lavatoi dei Servi (o del Barabino), ricostruiti subito dopo la demolizione del quartiere…
Tanti uffici, un giardino (quasi per alleviare il dolore), ma il risultato è una zona di Genova “morta”, dove l’unica attività si registra sottoterra col grande via vai di macchine in Via Gabriele D’annunzio (che da Piazza Dante ci porta ai mille parcheggi sotterranei e alla sopraelevata)
Prima cos’era?
Era cuore vivo e pulsante di Genova. Una via abitata da tantissime famiglie e pullulante di bambini. Una strada ampia, ricca di botteghe, artigiani e osterie. Per dover di cronaca: molti l’amavano, tanti la odiavano. L’eccessiva caoticità della Via aveva i suoi pro e contro.
Se si cercano documenti storici, si verrà a conoscenza che, esattamente lungo il tracciato della via in questione, scorreva Rio Torbido e, già nel sec. XV, lungo gli argini del fiume sorgevano case e botteghe di artigiani (tessitori, tintori, fabbri, lanaioli, ecc).
Col tempo la zona crebbe, la popolazione aumentò ed il rivo fu tombinato: stava prendendo vita la via tanto rinomata.
Via Madre di Dio però non era “da sola”, per accedervi (dall’alto) bisognava imboccare Piazza Ponticello (Piazza Dante), percorrere Borgo dei Lanaiuoli (richiamo ai mestieri svolti anticamente in quella zona), via dei Servi (rinominata cosi dopo la costruzione di S. Maria dei Servi, distrutta poi dalla II Guerra mondiale) ed infine via Madre di Dio.
Se cliccate sull’immagine qui a fianco potrete visualizzarla più nel dettaglio.
Come si può notare dalle foto, aveva la classica caratteristica dei Borghi (medioevali) popolari del tempo: case alte colorate con, ai piani bassi, molte botteghe. Lateralmente vicoli angusti ed alcune scalette per accedere ai portoni secondari. Steva De Franchi, descriveva l’atmosfera del quartiere nel Settecento: “Figlia mia! Qui non c’è pace, né di giorno, né di notte. Mille voci risuonano dal mattino, appena giunta l’alba, fino alla sera. A frastornarvi comincia la lattaia, gridando: latte puro…” per poi descrivere tutti gli artigiani in cui si era imbattuto.
Verso a Cheullia (Via del Colle), da Via Madre di Dio si staccavano molti vicoli che, inerpicandosi verso le mura del Barbarossa, davano vita ad un groviglio di vicoli (alcuni famosi tutt’ora) come Vico dei Librai (e la famosa leggenda della Vecchina, che puoi leggere cliccando qui) e Vico del colle Gattamora. Quest’ultimo sede della casa natale del grande compositore Nicolò Paganini (nella foto qui sotto).
Vi sono ancora alcune case “conservate/sopravvissute” alla Cheullia, risalenti al XV secolo! Le si possono ammirare salendo da Via del Colle, non vi sarà difficile riconoscerle visto il forte contrasto con le strutture, orribili, moderne.
Partendo da piazza Ponticello e continuando il nostro percorso in Via Madre di Dio, dopo aver osservato gli artigiani al lavoro, udito le urla dei mercanti e resistito alla tentazione di mangiare qualche pezzo di focaccia appena sfornata nei fornai li presenti, saremmo arrivati in Piazza della Marina
(e prima della sua costruzione ci saremmo ritrovati direttamente sul mare con lo “Scoglio Campana” che affiorava proprio li di fronte)
E qui giungiamo alla conclusione, sia dell’articolo che alla “storia” di uno dei “borghi più belli d’italia” (come da molti veniva definito). La gestione politica di Genova dagli anni sessanta/settanta sarà dominata dalla più completa follia che vedrà, appunto, come apice la distruzione dell’intero complesso, qui sopra raccontato, nel 1970.
È vero che dopo i bombardamenti il quartiere era stato pesantemente colpito, danneggiato. La ricostruzione sarebbe stata ardua e dispendiosa.
È vero che la città doveva modernizzarsi e creare un collegamento dal centro con la futura sopraelevata.
È altrettanto vero, però, che il piano ideato fu e resta un’emerita belinata, perché altro termine non mi sovviene, soprattutto vedendo ciò.
Siccome non voglio sbilanciarmi oltre perché la rabbia prenderebbe il sopravvento, vi saluto e vi lascio con ciò che fu scritto sul marmo nel 1981, sicuramente più garbato ed efficace….
Grazie per tutti questi bellissimi ricordi.
Accompagnavo la mamma per quei vicoli quando ero bambina, forse c’era il palazzo dell’IVA, e rimanevo incantata da tutto quel brulicare di vita…
Il pensiero della distruzione fatta è un oltraggio al mondo intero.
La casa di Paganini demolita…uno squarcio nel cuore, un omicidio culturale, lacrime senza fine.
Recuperiamo almeno le foto e tutti i nostri ricordi.
Io abitavo proprio vicino a via Madre di Dio ovvero in via Mura della Marina 11
Renzo Piano è diventato tale grazie all’aggrappamento ad ogni carrozzone politico si sia presentato al potere di Genova. Lui vale tanto quanto i demolitori di Via Madre di Dio: il ”porto antico”, l’ ”expo’ ” non sono certo -utili fiori- all’occhiello di un’estetica distrutta per sempre. Se Giustiza esistesse, sarebbe in primis NOMINARE chi fece lo scempio ed investire in una ricostruzione FILOLOGICA, cioè rifare tutto così com’era, nell’oggi, a spese dei potentati amministrativi, economici e politici (di tutte le fazioni) !
Ma come si fa a dire che renzo piano è diventato uno dei più grandi architetti perchè legato alla politica. Sei fa più bella figura a tacere se non si sa di cosa si parla. E anche il paragone tra lo scempio reale di via madre di dio e il porto antico non regge. ma se lo ricorda com’era piazza cavour e zone limitrofe prima della trasformazione?
Mia nonna crebbe in un palazzo con ingresso da piazza Santa Croce. All’epoca, sul piazzale della Marina si trovava la caserma dei vigili del fuoco.
Quando c’erano le esercitazioni, la nonna, bambina, si sedeva con le gambe penzoloni attraverso le sbarre del corrimano del terrazzo. Quando l’esercizio finiva, batteva le mani e il capopattuglia, togliendo il cappellone rosso, le faceva l’inchino.
La famiglia di mia nonna materna, gli Olivieri, “la famiglia dei belli” come veniva chiamata, aveva una osteria in Via Madre di Dio.
E nella osteria passavano tutti i trallallero .
Anche il fratello di mia Nonna, Nando Olivieri, è stato un famoso trallallero.
Lomricorda spesso Franca Lai, a cui mi disse lei, aveva insegnato dei vocalizzi.
Grazie x questo post.
Io sono da 25 anni un amministratore di un Comune del Levante, evengonspesso negli uffici della Regione e il pensiero vola spesso alla zona sottostante…. Quella zona, meritava sicuramente di più. . Merita ancora qualcosa di più.
avevo 3 anni e abitavo in via Madre di Dio
Scusate l ‘interruzione del messaggio precedente: la distruzione del quartiere in questione costituisce un fatto urbanistico, storico e sociale che dovrebbe essere “rivisitato” nella sua interezza. Nella mia vita professionale mi sono trovato più di una volta, non senza imbarazzo, ad accompagnare qualche straniero (soprattutto colleghi di lavoro) che volevano vedere dove “era nato Paganini” (al 38 di Passo Gattamora). Preciso che nel portone precedente (Vico Fosse del Colle 36) aveva passato la sua infanzia e la prima giovinezza il famoso scultore Francesco Messina. E’ meglio che mi fermi qui.
Sono nato al 48/4 di Passo Gattamora dove sono rimasto fino al 30/09/1963.
Nel 1970 ero praticante nello studio di un avvocato (di Milano) che assisteva le imprese (Romagnoli e Lodigiani) che demolivano quei quartieri, e soprattutto ricostruivano quel che vediamo oggi. Vincevano a mani basse le cause intentate dai proprietari che soffrivano lesioni nei propri appartamenti a causa delle demolizioni di edifici limitrofi. Anche questo, oltre agli espropri, fu un modo per allontanare i residenti. Avevo vissuto 20 anni a Genova e ricordavo i quartieri dietro Porta Soprana…
Non è una consolazione, ma a Milano hanno fatto la stessa identica cosa negli anni ’50, demolendo lo storico ed integro quartiere del Bottonuto per costruire la bruttissima piazza DIaz. A Bologna, anche. E qui mi fermo
Mia nonna aveva il negozio di torte e farinata in via madre di Dio, sono venuta grande li dentro. Quando il comune ha deciso di trasformare l’area e buttare giù tutto ha lasciato una, dico una settimana di tempo per sgombrare. Una donna già anziana, vedova, sola, ha potuto sgombrare con l’aiuto dei clienti e una apecar quelli che poteva ma il forno della farinata, l’immensa cucina , i frigoriferi li ha dovuti abbandonare, con un risarcimento RIDICOLO.
É stato per lei un dolore enorme
Nato in via ravecca andavamo a trovare mia cugina in via madre di Dio …me la ricordo molto bene ♥️
In via Madre di Dio nacque mio padre e mio figlio li ha ambientato il suo secondo libro (Nati in via Madre di Dio per i tipi dei f.lli Frilli). Lì mi piacerebbe finire la mia avventura terrena.
Ho letto il bel libro di Suo figlio e anche i seguenti,mi sono piaciuti molto,mi spiace che non pubblica più da tempo.Distinti saluti
Sono stato l’ultimo a lasciare Piccapietra il 31 maggio del 1959 in quanto il giorno precedente nel trasloco non siamo riusciti a prendere la gabbia dei lucherini.Pertanto sono ritornato da Sestri col tramway per provvedere.Nella circostanza i muratori addetti alla demolizione non volevano farmi passare in quanto stavano effettuando la demolizione di un muro fra salita Piccapietra e il Piano di Piccapietra con una enorme boccia metallica e nonostante ripetuti colpi,. quello rimaneva in piedi e fuorusciva solo un po di polvere.Faccio questo inciso per precisare che la casa editrice Ottonelli in una sua pubblicazione,scrisse che il quartiere doveva essere demolito stante la vetustà delle case che erano pericolanti e che era un luogo malfamato:circa il presunto pericolo questo poteva tranquillamente essere smentito stante l’unicità del muro descritto,per quanto riguarda la cattiva nomea del quartiere la sola cosa che poteva sussistere era la casa di tolleranza”La Suprema”sita in Via Cebà che era la più lussuosa di tutta Genova.Tutti residenti del tempo erano onesti lavoratori e l’unico fuori dalle riche era “Richin”che al sabato sera si “impetroliava”e cantava sino a notte inoltrata.
Questo a dimostrazione che fu solo un’operazione speculativa e vennero invece lasciati quartieri come Pre’ e il Molo,questi si necessitosi di ricostruzioni e deliquenziali.
Buongiorno Giovanni, seguo da un pò di tempo un progetto che parla della Genova scomparsa e mi piacerebbe organizzare una intervista con Lei, è possibile? La ringrazio in anticipo per la risposta. Saluti.
Sono di Torino, abito a Genova da 15 anni, a Marassi. Ieri sera guardavo il tramonto,un filo di mare, i tetti e tutte le belle cupole sfilare pallide con un cielo infuocato come solo qui si vede. In mezzo a tanta bellezza si staglia un incongruo mattonazzo senza senso, grosso, brutto, con le sue pubblicità accese, volgare. Visto che non riesco a fare una foto senza sto coso, mi sono attaccata al pc e vi ho trovati. Che storia infame, ricorda lo scempio di Haussmann a Parigi. Sono nata in un quartiere simile a Torino e ricordo bene quanto la piccola comunità fosse aggregata, ci si conosceva tutti, quasi un paesino di montagna. Ora è diventato un borgo da fighetti, ma non è stata demolito. Sento la malinconia di chi ci ha vissuto come mia. Avrei voluto vedere e magari viverci, in Madre di Dio. Sono certa che ci sarei stata benissimo! Un abbraccio.
Leggendo di questo immenso scempio su una strada che racchiude tutta la storia di Genova antica non vi dico la rabbia ed il mio pensiero va a quei poveri abitanti cacciati via e del grande dolore sofferto. Sono rimasta senza parole e tanto tanto amareggiata per la fine che ha fatto questa antica repubblica marinara con le sue genti
Grazie Sig. Rastaldo, leggere il suo accorato e ben documentato articolo
mi ha suscitato piacere e tanta melanconia.
Piacere perche e’ bello sapere che esistono ancora giovani come lei che sono
“amanti di Genova” e melanconia perche’ al tempo della devastazione io c’ero.
Proviamo a non abbandonarci al ricordo ed al mugugno ma a fare qualcosa di concreto
per Genova.
E’ uno schifo! E’ evidente esempio della la macchina sciaccia-sassi dell'”architettura modernista” che tanto male ha fatto a Genova in Italia e nel mondo e che nessuno storico dell’arte, comitato civico riesce e smascherare e condannare una vota per tutte. Renzo Piano è un eccellente rappresentante di questo approccio e nessuno riesce a fermarlo, ogni volta che apre bocca, qualunque cosa dica, tutti ad osannarlo sia di destra che di sinistra. Comunque su Via madre di Dio bisognerebbe fare una accurata ricerca storica e fare nomi e cognomi, come per quella porcheria che è Piccapietra. Ma anche prima ne aveva fatte l’800 quando smantellò via Giulia, che era un capolavoro, per sostituirla con un’architettura inbastardita. Che bisogno c’era di portare il traffico veicolare in centro per intasarlo? Tutti i pianificatori del dopoguerra erano accecati dalla pianificazione americana dello zoning con al centro grattacieli e attorno il residenziale. Ma l’Europa ha una tradizione e modelli urbani del tutto diversi sviluppatisi nel corso di millenni. Gli USA, con tutto il rispetto, sono nati avantieri. Sgarbi spesso si batte contro questi scempi (vedi palazzo di giustizia a Firenze) ma è un po voce di uno che grida nel deserto. Gli architetti sono tutti folli e vogliono tutti imitare le star-system di turno imponendo i loro modelli arbitrari a qualunque costo. Sono predicatori di se stessi.
Cari saluti. Gio . Varese Archietto.
D’accordo con lei su tutto il resto, ma non mi sembra giusto mettere Renzo Piano nel “mucchio”. A lui Genova deve il progetto recupero del porto antico, fatto con un rispetto e direi amore per le preesistenze che è esattamente l’opposto dello scempio di via Madre di Dio, non dimentichiamolo..
Sono d’accordo ricordiamo che Renzo Piano, è anche coui che ha dato GRATUITAMENTE il progetto del ponte. Per i nostalgici io che sono vetusta ricordo come molti miei vicini di casa scappavano da Ravecca e dalle zone sunnominate- I ricordi sono bellissimi, le verità talvolta diverse da chi può dirlo da Adultona
Sinceramente chi è giovane può provare delle nostalgie della Zona di Via Madre di dio, di Ravecca, ma Vi assicuro che erano delle zone molto brutte in tutti i sensi
D’accordo con lei su tutto il resto, ma non mi sembra giusto mettere Renzo Piano nel “mucchio”. A lui Genova deve il progetto recupero del porto antico, fatto con un rispetto e direi amore per le preesistenze che è esattamente l’opposto dello scempio di via Madre di Dio, non dimentichiamolo..
Ricordi della ns. infanzia, tanti amici, persone che si aiutavano uno con l’altro, i ns. Luoghi di ritrovo, uno su tutti da Don Merani, la scalinata del palazzo nuovo, bar Vergi, latteria la Rosa, gli scalini della Chiesa, le partite a Pallone dai Pompieri, mamma mia se ci penso ancora piango dal dispiacere che non esiste più niente grazie agli interessi politici, che hanno sostutito una bellezza storica con dei giardini di plastica e grattacieli inutili. Un ricordo comunque che portiamo nel cuore.
Caro Mario anch’io frequentavo la chiesa di don Merani e la sacrestia dove tutti giocavamo e guardavamo i film e poi giocavamo a pallone nella piazza dei pompieri ricordo Fagiolino il giocoliere che si esibiva difronte alla latteria la Rosa dalla fontanella che ricordi….
Ricordi della ns. infanzia, tanti amici, persone che si aiutavano uno con l’altro, i ns. Luoghi di ritrovo, uno su tutti da Don Merano, la scalinata del palazzo nuovo, bar Vergine, latteria la Rosa, gli scalini della Chiesa, le partite a Pallone dai Pompieri, mamma mia se ci penso ancora piango dal dispiacere che non esiste più niente grazie agli interessi politici, che hanno sostutito una bellezza storica con dei giardini di plastica e grattacieli inutili. Un ricordo comunque che portiamo nel cuore.
Ridicolo che di fronte a tale oscenità si dedichi tanta attenzione all’asfittico borgo
Non riesco a vedere fino in fondo il video, troppo triste!!!
L’hanno trasformata in un quartiere deserto, già fatiscente, sinistro, specie di notte, senz’anima, ma i nomi di chi ha realizzato, e soprattutto di chi ne ha permesso la realizzazione , non vengono mai fatti pubblicamente!
Leggo ora per la prima volta la storia.. incredibile.. come forse la zona ora piu’ brutta del centro fosse un tempo così bella!
Sarebbe ora che quelle. Oscenità vengano a loro volta abbattute e tentata una ricostruzione di come era prima
E ora si apprestano a rifarlo in carignano col Galiera
I responsabili sono anche tutti quei genovesi che allora non si opposero ad una follia del genere, la bellezza va difesa ad ogni costo, oggi come allora
Abitavo alle Grazie e in via Madre do Dio ci scorazzavo spesso. Che malinconia
Grazie, ricordavo la colonna infame ma non ne avevo più sentito parlare. Devo dire che a quella colonna manca una cosa importante : nomi e cognomi dei responsabili, sono certa che sarebbe un bel promemoria
È quello che ho pensato io. Facciamo nomi e cognomi degli avidi speculatori e, specialmente, di chi, pubblico, inteso come garante degli interessi della comunità, aveva il compito di limitare tale avidità. Invece, si sono fatti trascinare, colpevolmente, dagli interessati dei pochi privati!
Amministratore pubblico.
Anche io ho studiato a lungo tutta la vicenda e vorrei venissero citati i nomi e i cognomi dei responsabili
Lo scempio continua con Toti e Bucci, ossia, Il Gatto e la Volpe.
Pensano solo a fare i favori ai ricconi, che poi sono quelli che li votano…privatizzare tutto, Sanità compresa . Vedi Case della Salute, che nascono come i funghi.
Due prepotenti.
ho il magone, io in via Madre di di Dio ci sono nata!
Lacrime, solo lacrime….
Sono d’accordo, io me la ricordo bene…e non la riconosco più! ab
il più grande scempio del mondo
Sono savonese, cresciuta con i canti popolari genovesi. Ho ancora tutti i 33 giri. Mi ero sempre chiesta il significato della canzone ” cheullia dunde te?” e “vigu dritu puntexellu”, luoghi che non ho mai conosciuto, canzoni che amo da sempre. Grazie, col magone